L'apparato psichico nel 7° capitolo dell'Interpretazione dei sogni di Freud.
"Meglio dimenticare" si può ancora spiegare con la cibernetica?
Freud rappresenta l'apparato psichico come un insieme d'istanze o sistemi y e ne postula un'estremità sensitiva (sistema P) ricevente stimoli interni ed esterni, ed un'estremità motoria (sistema M), tendente alla scarica energetica, secondo un modello neurologico d'arco riflesso. Come Freud stesso ammette "esso appaga semplicemente un'esigenza che da tempo ci è famigliare, e cioè che l'apparato psichico sia costituito come un apparato riflesso".
Senza conoscere nulla dei processi di sintesi implicati nella memoria a lungo termine, Freud preconizza che la "traccia mnestica può consistere solo in mutamenti permanenti negli elementi dei sistemi".
Freud ipotizza una differenziazione tra apparato in grado di "accogliere stimoli percettivi senza conservarne nulla", e dunque senza memoria, ed "un secondo sistema che traduce l'eccitamento momentaneo del primo in tracce durature" (Tmn).
Osservando che "le percezioni risultano collegate tra loro anche nella memoria", poiché il sistema della percezione non ha memoria, Freud deduce che le percezioni risiedano tra loro collegate nella memoria secondo sequenze temporali che chiama associazioni." Dobbiamo dunque presumere che il fondamento dell'associazione risieda nei sistemi mnesici".
Freud prosegue nel postulare la presenza di successivi sistemi Tmn che conterrebbero associazioni di tracce mnesiche con "fissazione diversificata".
Il sistema più vicino al sistema P assocerebbe per simultaneità, quello successivo per relazioni di affinità, ne seguirebbero altri con altri criteri.
I passaggi da un livello all'altro sono spiegati con una teoria idraulico-elettrica, con flussi energetici regolati da resistenze.
Presupponendo una suddivisione topografica di sistemi stratificati in progressiva lontananza dal polo sensitivo, con accesso mediante superamento di resistenze, Freud spiega perché i ricordi più profondi, che normalmente restano inconsci, qualora emergano perdano le qualità sensoriali. Con questo apre la strada alla spiegazione per cui la scena primaria non possa essere rievocata con caratteri percettivi.
Freud applica questo modello anche al sogno ove due istanze oppongono la propria attività l'una all'altra, desiderio e istanza critica. Questo, per Freud, spiega il processo di remake che il sogno subisce ad opera della censura, che non permette di far emergere alla coscienza ricordi e pensieri inaccettabili. Sempre secondo un criterio topico il sistema critico viene situato nella polarità motoria.
Infine inconscio, preconscio e conscio vengono distribuiti da sinistra a destra. Secondo un grading d'accessibilutà alle tracce mnestiche regolate da resistenze progressive, con la possibilità d'emersione di ricordi sempre più privi d'aspetti percettivi.
L'ipotesi non tiene però conto che la suddivisione topografica è pura metafora, per cui la distanza dal polo sensitivo verso un deposito di memorie ad accesso sempre più critico man mano che si procede in aree inconsce perché profonde, é un "come se".
In termini più recenti sappiamo che le tracce mnestiche diventano stabili, dunque a lungo termine, in seguito a sintesi proteiche ed alla costruzione di collegamenti tra neuroni i quali, con sviluppo di sinapsi, stabiliscono patterns di attivazione. Possiamo pensare che i ricordi più antichi perdano in definizione poiché le tracce mnestiche non vengono ripercorse, come nel caso di una persona cara morta e della quale scordiamo la voce, pur ricordandone il volto o le parole che usava dire. La memoria ed le emozioni legate a eventi passati possono essere improvvisamente rievocati perché uno stimolo simile si ripete, rievocando qualcosa che sembrava dimenticato. Vecchie nozioni apparentemente sopite si rivitalizzano e ci forniscono pensieri dei quali non riusciamo ad identificare la provenienza. Ma un ricordo antico, se tenuto in mente volontariamente rimane sempre ben presente ed attivo. Dunque un ricordo sbiadisce solo se non viene rievocato. Credo che le tracce mnestiche più antiche del periodo prelinguistico siano prevalentemente sensitive, e se per assurdo fossero state richiamate periodicamente, ci sarebbero ben presenti con le loro caratteristiche sensoriali. Probabilmente, ridotte alla loro struttura semplice, persistono e rappresentano l'impalcatura delle prime strutture.
Ritengo questo uno scordare da mancato ripercorrimento della traccia mnestica. Esiste un altro scordare, che corrisponde ad una precisa strategia di difesa, quando ciò che si scorda ha costituito un grave pericolo (vedi amnesie in guerra) o quando qualcosa non è stato significato perché in presenza di coscienza riflessa non era "contrattabile" nella matrice relazionale. In questo caso esiste una volontà di un soggetto che attivamente mantiene una posizione nell'intenzione di mantenere uno status quo, per mantenere una relazione con le figure precoci d'accudimento. In entrambe i casi s'evita il dolore di uno stato di percepito pericolo; infatti per un uomo adulto può essere dolorosissimo ricordare un grave pericolo di vita, e per un piccolo d'uomo è altrettanto doloroso non riuscire a stabilire legami col le figure parentali, perché anche in questo caso vi sarebbe un pericolo di vita.
Tutto ciò prevede una gran dose d'attività.
Pensare al sogno come al risultato di una dinamica tra desiderio e super-io, forze pulsionali a relazioni genitoriali introiettate è alquanto riduttivo; si riduce l'idea della persona umana ad un confronto tra elementi incongruenti, una pulsione ed una relazione. E molto più convincente pensare invece a commenti a contrattazioni in corso, recenti, vecchie, oppure recenti che ripropongono il vecchio tormentone.
Penso che il sogno sia una commistione di elaborazioni che l'io soggetto ha eseguito nei vari giorni del suo evolversi, ove le soluzioni elaborate possono essere tra loro contrastanti nei vari periodi perché mai risolte. In questo senso penso che l'inconscio non abbia tempo. E come se varie versioni temporali di noi convivessero, tra loro incongruenti, tra loro sconosciute. Il mantenimento proseguito e perseguito attivamente, o forse semplicemente in automatica come gli schemi motori che ci permettono di guidare la macchina, a dispetto della parte di deposito di ricordi che normalmente abbiamo presente, credo spieghi il linguaggio del sogno, a volte incomprensibile al suo produttore. Vecchi temi dei quali le nostre "agenzie cognitive" continuano ad occuparsi e che parlano il linguaggio del periodo al quale si riferiscono.
Più che a circuiti in conflitto, agenzie cognitive in competizione, meccanicisticamente in equilibrio, è necessario pensare alla presenza di un soggetto elaboratore di strategie e significati che sceglie, anche senza più ricordarlo esplicitamente, ma implicitamente, di non considerare alcuni ricordi. Il livello d'organizzazione è superiore e contiene tutti i livelli precedenti con un grado ulteriore d'elaborazione. Se di cibernetica possiamo continuare a parlare dobbiamo comunque pensare ad una centralina di comando che gestisce subroutine, con una funzione sintetica ed unificatrice.
Freud rappresenta l'apparato psichico come un insieme d'istanze o sistemi y e ne postula un'estremità sensitiva (sistema P) ricevente stimoli interni ed esterni, ed un'estremità motoria (sistema M), tendente alla scarica energetica, secondo un modello neurologico d'arco riflesso. Come Freud stesso ammette "esso appaga semplicemente un'esigenza che da tempo ci è famigliare, e cioè che l'apparato psichico sia costituito come un apparato riflesso".
Senza conoscere nulla dei processi di sintesi implicati nella memoria a lungo termine, Freud preconizza che la "traccia mnestica può consistere solo in mutamenti permanenti negli elementi dei sistemi".
Freud ipotizza una differenziazione tra apparato in grado di "accogliere stimoli percettivi senza conservarne nulla", e dunque senza memoria, ed "un secondo sistema che traduce l'eccitamento momentaneo del primo in tracce durature" (Tmn).
Osservando che "le percezioni risultano collegate tra loro anche nella memoria", poiché il sistema della percezione non ha memoria, Freud deduce che le percezioni risiedano tra loro collegate nella memoria secondo sequenze temporali che chiama associazioni." Dobbiamo dunque presumere che il fondamento dell'associazione risieda nei sistemi mnesici".
Freud prosegue nel postulare la presenza di successivi sistemi Tmn che conterrebbero associazioni di tracce mnesiche con "fissazione diversificata".
Il sistema più vicino al sistema P assocerebbe per simultaneità, quello successivo per relazioni di affinità, ne seguirebbero altri con altri criteri.
I passaggi da un livello all'altro sono spiegati con una teoria idraulico-elettrica, con flussi energetici regolati da resistenze.
Presupponendo una suddivisione topografica di sistemi stratificati in progressiva lontananza dal polo sensitivo, con accesso mediante superamento di resistenze, Freud spiega perché i ricordi più profondi, che normalmente restano inconsci, qualora emergano perdano le qualità sensoriali. Con questo apre la strada alla spiegazione per cui la scena primaria non possa essere rievocata con caratteri percettivi.
Freud applica questo modello anche al sogno ove due istanze oppongono la propria attività l'una all'altra, desiderio e istanza critica. Questo, per Freud, spiega il processo di remake che il sogno subisce ad opera della censura, che non permette di far emergere alla coscienza ricordi e pensieri inaccettabili. Sempre secondo un criterio topico il sistema critico viene situato nella polarità motoria.
Infine inconscio, preconscio e conscio vengono distribuiti da sinistra a destra. Secondo un grading d'accessibilutà alle tracce mnestiche regolate da resistenze progressive, con la possibilità d'emersione di ricordi sempre più privi d'aspetti percettivi.
L'ipotesi non tiene però conto che la suddivisione topografica è pura metafora, per cui la distanza dal polo sensitivo verso un deposito di memorie ad accesso sempre più critico man mano che si procede in aree inconsce perché profonde, é un "come se".
In termini più recenti sappiamo che le tracce mnestiche diventano stabili, dunque a lungo termine, in seguito a sintesi proteiche ed alla costruzione di collegamenti tra neuroni i quali, con sviluppo di sinapsi, stabiliscono patterns di attivazione. Possiamo pensare che i ricordi più antichi perdano in definizione poiché le tracce mnestiche non vengono ripercorse, come nel caso di una persona cara morta e della quale scordiamo la voce, pur ricordandone il volto o le parole che usava dire. La memoria ed le emozioni legate a eventi passati possono essere improvvisamente rievocati perché uno stimolo simile si ripete, rievocando qualcosa che sembrava dimenticato. Vecchie nozioni apparentemente sopite si rivitalizzano e ci forniscono pensieri dei quali non riusciamo ad identificare la provenienza. Ma un ricordo antico, se tenuto in mente volontariamente rimane sempre ben presente ed attivo. Dunque un ricordo sbiadisce solo se non viene rievocato. Credo che le tracce mnestiche più antiche del periodo prelinguistico siano prevalentemente sensitive, e se per assurdo fossero state richiamate periodicamente, ci sarebbero ben presenti con le loro caratteristiche sensoriali. Probabilmente, ridotte alla loro struttura semplice, persistono e rappresentano l'impalcatura delle prime strutture.
Ritengo questo uno scordare da mancato ripercorrimento della traccia mnestica. Esiste un altro scordare, che corrisponde ad una precisa strategia di difesa, quando ciò che si scorda ha costituito un grave pericolo (vedi amnesie in guerra) o quando qualcosa non è stato significato perché in presenza di coscienza riflessa non era "contrattabile" nella matrice relazionale. In questo caso esiste una volontà di un soggetto che attivamente mantiene una posizione nell'intenzione di mantenere uno status quo, per mantenere una relazione con le figure precoci d'accudimento. In entrambe i casi s'evita il dolore di uno stato di percepito pericolo; infatti per un uomo adulto può essere dolorosissimo ricordare un grave pericolo di vita, e per un piccolo d'uomo è altrettanto doloroso non riuscire a stabilire legami col le figure parentali, perché anche in questo caso vi sarebbe un pericolo di vita.
Tutto ciò prevede una gran dose d'attività.
Pensare al sogno come al risultato di una dinamica tra desiderio e super-io, forze pulsionali a relazioni genitoriali introiettate è alquanto riduttivo; si riduce l'idea della persona umana ad un confronto tra elementi incongruenti, una pulsione ed una relazione. E molto più convincente pensare invece a commenti a contrattazioni in corso, recenti, vecchie, oppure recenti che ripropongono il vecchio tormentone.
Penso che il sogno sia una commistione di elaborazioni che l'io soggetto ha eseguito nei vari giorni del suo evolversi, ove le soluzioni elaborate possono essere tra loro contrastanti nei vari periodi perché mai risolte. In questo senso penso che l'inconscio non abbia tempo. E come se varie versioni temporali di noi convivessero, tra loro incongruenti, tra loro sconosciute. Il mantenimento proseguito e perseguito attivamente, o forse semplicemente in automatica come gli schemi motori che ci permettono di guidare la macchina, a dispetto della parte di deposito di ricordi che normalmente abbiamo presente, credo spieghi il linguaggio del sogno, a volte incomprensibile al suo produttore. Vecchi temi dei quali le nostre "agenzie cognitive" continuano ad occuparsi e che parlano il linguaggio del periodo al quale si riferiscono.
Più che a circuiti in conflitto, agenzie cognitive in competizione, meccanicisticamente in equilibrio, è necessario pensare alla presenza di un soggetto elaboratore di strategie e significati che sceglie, anche senza più ricordarlo esplicitamente, ma implicitamente, di non considerare alcuni ricordi. Il livello d'organizzazione è superiore e contiene tutti i livelli precedenti con un grado ulteriore d'elaborazione. Se di cibernetica possiamo continuare a parlare dobbiamo comunque pensare ad una centralina di comando che gestisce subroutine, con una funzione sintetica ed unificatrice.
F. Freud. L'interpretazione dei sogni. 3 Opere 1899. Bollato Boringhieri